Come anticipato in un altro post, i consumatori italiani digitali sono sempre di più e sempre più sofisticati: durante i lockdown 2021-21, si è intensificato l’utilizzo di applicazioni digitali utili, coivolgenti e facili da utilizzare — purtroppo, quasi tutte non italiane.
Le aziende italiane, soprattutto le medio-piccole, sembrano continuare a sottostimare i benefici della trasformazione digitale e a sovrastimare i costi. Insomma, il gap digitale tra consumatori e aziende si sta allargando, e occorre che le aziende italiane inizino a colmarlo.
I numeri del digitale nelle imprese italiane
Non che sia una novità, ma le evidenze dicono che le imprese italiane medie e piccole continuano a sottovalutare l’importanza della digitalizzazione per misurare le performance, collaborare in sicurezza, produrre beni e servizi, gestire la supply chain, comunicare, vendere e tenersi stretti i clienti.
Il quadro poco incoraggiante emerge da una importante ricerca di mercato dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che trova conferma da una analisi WillBit in corso, di cui diamo qualche anticipazione qui di seguito.
Pubblicato lo scorso maggio, l’ Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI di Osservatori.net del Politecnico di Milano ha rilevato una situazione di sostanziale arretratezza digitale delle PMI italiane, nonostante gli “stimoli” del periodo di lockdown.
La crisi sanitaria ha forzato l’adozione di strumenti digitali di base, come alcuni servizi in cloud (archiviazione documenti, fatturazione) e la gestione digitale di documenti (conferme d’ordine, documenti di trasporto). Anche l’e-commerce è cresciuto, per far fronte alle chiusure obbligatorie, ma in gran parte su marketplace di terzi.
Tuttavia, delle 220 mila imprese medio-piccole:
- meno del 50% consente ai dipendenti di accedere a dati e informazioni in remoto/fuori dalla sede aziendale
- solo il 36% utilizza una soluzione ERP per gestire le attività-chiave aziendali (vendite, acquisti, magazzino, contabilità etc.)
- quasi il 90% delle imprese non ha mai utilizzato i big data a supporto delle decisioni aziendali
- solo il 21% ritiene di essere a buon punto nel percorso di digitalizzazione.
In WillBit stiamo conducendo una analisi della qualità di oltre 2.000 siti, portali e e-commerce di imprese nel Nord Italia, in tutti i settori, misurando in maniera precisa oltre 100 indicatori di dettaglio per sito. L’analisi, che pubblicheremo prossimamente in maggiore dettaglio, sta dimostrando che:
- La maggior parte dei siti aziendali non è adeguata per la fruizione da smartphone, con le conseguenti penalizzazioni da parte di Google
- Molti siti aziendali presentano contenuti inadeguati, vecchi di mesi o anni, con grafiche vecchie e di bassa qualità
- Solo una minoranza di siti è collegata ad uno strumento di analytics per capire cosa fanno gli utenti
- Una vasta maggioranza dei siti analizzati non rispetta gli standard tecnici “di base” necessari per la ottimizzazione sui motori di ricerca.
Avanti come consumatori, indietro come imprenditori e manager digitali
È curioso come, fuori dalle aziende, imprenditori e manager italiani siano progrediti come consumatori digitali, mentre in azienda siano così poco “esigenti” dal punto di vista digitale.
La risposta è banale ma non scontata: nelle PMI mancano cultura e competenze digitali, soprattutto ai vertici, e non vengono ancora compresi gli impatti positivi su costi e ricavi derivanti dalla trasformazione digitale.
Purtroppo, gli investimenti in digitalizzazione seguono logiche tattiche. Spesso ci si muove all’ultimo minuto, per non perdere gli incentivi regionali, o perché si deve affrontare una emergenza. Bisognere, invece, affrontare la digitalizzazione in ottica strategica, per rendere l’azienda più intelligente, veloce, efficiente.
Le sei aree-chiave della trasformazione digitale
Nelle PMI italiane, imprenditori e manager italiani devono ancora scoprire che la trasformazione digitale non solo è economicamente alla portata, con investimenti step-by-step, ma che il ritorno sugli investimenti è positivo e misurabile. Dove occorre intervenire con la digitalizzazione:
- Misurare sistematicamente le performance aziendali, imparando a prendere decisioni data-driven
- Trovare nuovi clienti, vendere e farli felici con una customer experience superiore
- Rendere più intelligente il processo produttivo, sia esso in fabbrica o in ufficio, riducendo costi e consumi (vedi anche l’articolo su Industria 4.0)
- Automatizzare e personalizzare alcune attività ripetitive ad alto valore, rendendole meno labor intensive
- Coordinare meglio il lavoro tra tutte le aree aziendali
- Garantire la sicurezza delle informazioni aziendali strategiche e la continuità aziendale in situazioni di crisi.
Il PNRR 2021-22 prevede importanti incentivi (tax credit) per le attività di digitalizzazione dell’impresa, sia per l’acquisto di beni materiali 4.0, sia per gli investimenti in servizi e formazione 4.0. In più, i bandi regionali per gli investimenti in digitale verranno quasi sicuramente ripetuti nel corso dei prossimi mesi.
Per saperne di più su come WillBit aiuta le aziende ad affrontare passo dopo passo la trasformazione digitale, contattaci qui o manda una mail a info@willbit.com.
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