Cresce la digitalizzazione degli italiani
Era possibile che la fruizione di servizi digitali rallentasse dopo il picco del lockdown 2020, e invece no. Secondo un recente articolo di Corrierecomunicazioni basato su una ricerca Comscore, l’audience mensile di Internet continua a crescere: ogni mese 41,4 milioni di italiani sono su internet. Vediamo le tendenze più importanti (primo semestre 2021 vs. primo semestre 2020).
News e informazione digitale, +4%:
- 39 milioni di italiani tutti i mesi usano Internet per informarsi. Questo implica che siamo prossimi alla saturazione del mercato, avendo il settore raggiunto il 96% della popolazione adulta.
- Scende invece il tempo speso sui siti di news e informazioni (-7%): durante il lockdown, il consumo di news era più alto per ovvie ragioni.
Retail digitale, +3%:
- Il lockdown ha innescato l’esplosione del commercio elettronico, e la corsa non si è esaurita con il 2020. Come predetto da molti esperti, in primis McKinsey, la trasformazione digitale degli acquisti non si esaurirà, anzi continuerà con la ulteriore sinergia tra retail fisico e digitale (#phigital).
- Sempre Comscore ha rilevato che ogni mese 37,6 milioni di utenti unici italiani utilizzano siti e app per fare acquisti.
Salute, +9%:
- L’utilizzo di siti, app e servizi digitali legati al mondo della salute non solo non si è esaurito dopo il lockdown, ma ha visto una crescita sostanziale. Ogni mese più di 31 milioni di italiani vanno online per cercare informazioni e utilizzare servizi nel mondo della salute.
Pubblica Amministrazione e pubblica utilità, +19%:
- Questo è il settore che più è cresciuto in termini di utenti digitali, registrando un vero e proprio boom. L’audience di app come IO (l’app dei servizi pubblici gestita da PagoPa), Poste ID e le piattaforme per la scuola trainano la crescita.
Ovviamente, più scendiamo di età, più alta è la penetrazione del digitale, e più dominano i servizi di intrattenimento e i social, per i quali anche nel primo semestre 2021 è aumentato il il tempo speso.
Cresce la sofisticazione dei consumatori digitali
Prima della pandemia, sapevamo già consumare contenuti social, ricercare informazioni, scambiare messaggi, comperare viaggi, prenotare un b&b. Ma in quest’ultimo anno e mezzo siamo diventati molto più digitali di prima.
Basti pensare a cosa abbiamo imparato a fare negli ultimi 12-18 mesi, e ai nomi nuovi che abbiamo scoperto:
- Lavorare e fare lezione in remoto: Zoom, WeSchool, Google Classroom, Microsoft Teams
- Interagire con la Pubblica Amministrazione: SPID, prenotazione visite mediche, ricette digitali, l’app IO
- Pagare con carte e wallet digitali: Satispay, Nexi, Soldo
- Guardare film e serie TV sullo smartphone: Netflix, Amazon Prime, DAZN
- Acquistare e fare la spesa online: Everli, Amazon Prime, Lidl, AliExpress
- Farci portare il cibo a casa in pochi clic: Glovo, JustEat, Deliveroo
- Vendere abiti e accessori online: Vinted, le dirette Instagram
Fatto salvo per le piattaforme della Pubblica Amministrazione e per poche realtà (Satispay, Everli), occorre prendere atto del dominio assoluto delle grandi piattaforme globali. Molte aziende italiane sono ferme al palo, come abbiamo evidenziato in un altro articolo.
Ci attirano con servizi gratuiti o freemium, conoscono le nostre preferenze e abitudini, rendono semplice l’accesso ai loro contenuti e servizi e – soprattutto – ci fanno spendere soldi in cambio di una customer experience il più delle volte eccezionale.
Alla base del loro successo, ci sono tre ingredienti:
- il monitoraggio continuo di grandi moli di dati (#big data)
- l’intelligenza fornita dalle evidenze numeriche (#data-driven)
- l’automazione applicata sia ai task operativi (marketing, supply chain), sia alle attività stesse di controllo e apprendimento (#machine learning e #intelligenza artificiale).
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